Una notte e poi

photography of lights
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Uscì di fretta, quasi per obbligo, perché in fondo dopo quella settimana pesante voleva solo bere via la tristezza con un bicchiere di vermut. Pochi passi, andrà bene, che rabbia che le altre non vengano. E gli passa accanto senza nemmeno vederlo. Adesso che ci pensa, è probabile che debba sempre andare così. Le persone che poi hanno avuto un peso sulla sua vita, come di gesso sul cuore, la prima volta non le vide, o le vide e non le guardò davvero.

Dicevo, lui era là, stavolta non in una notte fredda di Santa Lucia, ma in quella del solstizio d’estate, la più breve dell’anno a quanto pare. Sarebbe potuta durare due giorni, quella notte, e vi assicuro che non l’avrebbe notato. Lo guardò, la guardò, e in quello stesso istante, una meteora che si scaglia nell’orbita avrebbe generato con tutta probabilità la metà del fragore.

Da dov’è spuntato questo qui. Non l’aveva mai visto eppure era lì, con amici di sempre, anche a lei sembrava quasi di conoscerlo. Voleva conoscerlo, questo è sicuro, in tutti i modi possibili in cui si possa conoscere una persona. Si dimenticò persino di presentarsi, di chiedergli il nome. Era circostanziale perché ciò che contava realmente era che sarebbe rimasta tutta la notte seduta lì a parlargli. E poi tutte le notti a seguire.

Da allora, come faceva quel sentimento ad affacciarsi pian piano e reclamare spazio nei suoi giorni, nelle sere d’estate, non riusciva a spiegarlo. Pensava che non c’era più posto per altri sentimenti. Come quella notte, non dava un nome a quello che sentiva, che però a dispetto di tutto si faceva sempre più ingombrante, primo pensiero appena sveglia, ultimo a notte fonda, lui era là, anche in quelle settimane lontani che sembrarono mesi, era e restava là e non voleva essere messo a tacere.

Le costò molto accettarlo. È una roba come di bisogni primari, come la sete e la fame,  ma capita che l’amore non ci riesci proprio a ignorarlo. Avrebbe voluto masticare quella sensazione, ridurla a un bolo quasi inesistente e inghiottirla per sempre, e invece risulta che ne venne inghiottita lei stessa. E non avrebbe saputo dire quando sarebbe riuscita a risalire in superficie.

Domeniche

Domenica rovente

chiudiamoci in casa

facciamo che fuori piove

così rotoliamo abbracciati

sai che i tuoni mi fanno paura

così finiamo bruciati

dai baci, l’amore

facciamo che invece fa freddo

e intanto soffochiamo

di solletico, risate

giochiamo a inseguirci

più a farci prendere

vince chi si spoglia per primo

di quelle parole non dette

te le spiccico dalla pelle

la svuoto dai baci

che ancora non mi hai dato

non lo senti come nevica?

ma tu tremi di piacere

come le corde della tua chitarra

ora però suona anche per me

o leggimi una storia

o inventane una

che sia a lieto fine

io lo sto già facendo

 

e mi chiedo come si faccia a sentire tanta nostalgia

di domeniche come queste

se mai son esistite

Mi manca un’estate

2019-11-03-12.56.53-2Giorni di agosto

un cuore di ghiaccio

e intanto: che facciamo a Natale?

 

Mi manca un’estate,

si dice  nella tua lingua.

Nella mia ti dico

che quello che mi manca

è una notte di San Lorenzo in cui

smettere di cercare

risposte incastrate nel cielo

nella bava di luci lontane

e far sì che si avveri

il desiderio più importante.

 

Eppure,

tutto quello che ho imparato dall’amore

è che tutto ha una fine.